Cartiera Lefebvre

L’interessante sito di archeologia industriale della cartiera Lefebvre si trova lungo il Fiume Liri, a monte del punto in cui forma la famosa cascata verticale. Il fiume diede impulso ed energia a tutti gli opifici che resero Isola del Liri un centro d’eccellenza per la produzione della carta nell’800. La fabbrica, che per la produzione sfruttava le acque fredde e purissime di un affluente del Liri, il Fibreno, sorgeva in un avvallamento naturale del terreno al di sotto del livello stradale.

Fonte FAI – FONDO PER L’AMBIENTE ITALIANO
Vasche “Olandesi”
Vasche “Olandesi” usate per triturare la materia prima

L’interessante sito di archeologia industriale della cartiera Lefebre si trova lungo il Fiume Liri, a monte del punto in cui forma la famosa cascata verticale. Il fiume diede impulso ed energia a tutti gli opifici che resero Isola del Liri un centro d’eccellenza per la produzione della carta nell’800. La fabbrica, che per la produzione sfruttava le acque fredde e purissime di un affluente del Liri, il Fibreno, sorgeva in un avvallamento naturale del terreno al di sotto del livello stradale.

L’antica “manifattura di carta” fu fondata dal francese Carlo Beranger nel 1812 con il permesso di Gioacchino Murat. Fu insediata nelle strutture del soppresso convento dei Carmelitani di S. Maria delle Forme e come materia prima aveva a disposizione gli scarti delle vicine manifatture dove si cucivano le uniformi dell’esercito borbonico. L’insediamento, ingrandito ben oltre la sede originaria, nel 1822 divenne proprietà Carlo Lefebvre, che la ampliò ulteriormente e la modernizzò introducendo nuovi macchinari e le cosiddette “vasche olandesi”, che sono ancora visibili in situ, anche se danneggiate. In esse gli stracci venivano lavati, sfilacciati e impastati con le acque purissime del Fibreno. Si producevano tutte le tipologie di carta, perfino quella per quotidiani: nel 1861 con i fogli della Lefebvre si stampava giornale The Daily Telegraph. Alla fine dell’800 per problemi infrastrutturali e minori investimenti statali la produzione si era ridotta la punto che i Lefebvre furono costretti a vendere la fabbrica. Dopo un lungo periodo di abbandono e sottoutilizzazione l’esistenza della cartiera viene perfino dimenticata. Fino al 1995, quando due operai che eseguivano lavori stradali ne rinvengono le rovine sotto la vegetazione che l’aveva completamente ricoperta.

La cartiera è stata recuperata con un intervento che non ha alterato le rovine, ma ha anzi enfatizzato il rapporto tra vecchio e nuovo. L’edificio si sviluppa su due livelli al di sotto della quota stradale: è costituito da un piano basamentale sostenuto da pilastri e volte e da un secondo piano in cui la serie di arcate di suddivisione gli ambienti, ora privi di copertura, ripropongono la suggestiva immagine delle rovine classiche. Altrettanto affascinante è il contesto naturale che circonda la costruzione: ripide pendici e cascate zampillanti sembrano fargli da sostegno in una cornice in cui naturale ed artificiale sono in perfetta armonia.

Fonte FAI – FONDO PER L’AMBIENTE ITALIANO

Ex cartiera Boimond

La cartiera Boimond è senz’altro uno dei siti industriali dismessi più importanti fra i tanti che insistono sul territorio di Isola del Liri. Si trova lungo il Fiume Liri ad Isola del Liri superiore, luogo di espansione della cittadina durante il periodo di maggior sviluppo della produzione cartaria.

Fonte FAI – FONDO PER L’AMBIENTE ITALIANO
La “Macchina Continua”

La cartiera Boimond è senz’altro uno dei siti industriali dismessi più importanti fra i tanti che insistono sul territorio di Isola del Liri. Si trova lungo il Fiume Liri ad Isola del Liri superiore, luogo di espansione della cittadina durante il periodo di maggior sviluppo della produzione cartaria.

Se gli avvenimenti connessi alle conquiste napoleoniche furono tragici per Isola del Liri non lo fu la successiva occupazione francese, che fu invece portatrice di un profondo sviluppo industriale, poiché moltissimi francesi, a cominciare da Beranger, seguito dai Lefevre, Lambert, Courrier, Boimond, presero in gestione le cartiere locali, ne divennero poi proprietari e incrementarono una modernissima industrializzazione. Il giovane Emilio Boimond si era interessato ai problemi dell’agricoltura e dell’industria locali. Rilevata una carenza delle materie intraprese la sua attività di imprenditore avviando nel 1892 la produzione di pasta di legno in località Valcatoio. L’impiego di macchinari all’avanguardia gli permisero una notevole produzione ed ebbe modo di aprire altri impianti. Il 29 agosto 1922 acquistò l’intero patrimonio dei Roessinger tra cui lo stabilimento in cui impiantò la sua cartiera. Francesco Roessinger l’aveva realizzato acquisendo a sua volta nel 1827 due mulini ottocenteschi situati sulle sponde opposte del fiume Liri.

Boimond trasformò il mulino sulla riva destra in centrale idroelettrica, su progetto dell’Ingegnere Vittorio Rebaudi, e continuò ad ammodernare ed ampliare gli impianti costantemente negli anni successivi. Per far fronte ai nuovi livelli di produzione anche lo stabilimento del “Pistolegno” al Valcatoio fu traformato in centrale idroelettrica. Nel 1930 si completò anche l’istallazione di una centrale termica e si mise in funzione una seconda macchina continua. I continui ammodernamenti, frutto di quanto osservato da Emilio Boimond nei suoi frequenti viaggi in Europa, consentirono una produzione crescente e sempre più specializzata. I nuovi edifici presentavano ampie vetrare e rispettavano i moderni dettami antisismiciNel 1934 la cartiera Boimond veniva elencata tra le prime trenta d’Italia. La medesima logica di investimenti proseguì fino al 1975, ma nel 1976, a causa della scarsità di materie prime, fu costretta a chiudere.

Fonte FAI – FONDO PER L’AMBIENTE ITALIANO

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